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4 febbraio 2016

Segnalazione: "Beethoven's silence - Io sono Irina e sono Elise" di Sonia Paolini

Titolo: Beethoven’s Silence ‘… io sono Irina e sono Elise…’

Autore: Sonia Paolini

Prezzo: 1,99 €

Pagine: 362

Genere: Romance

Editore: Lettere Animate Editore 






Due colleghi psicologi e amici di lunga data ideano un progetto che vede protagonisti due loro pazienti, diversi in tutto ma uniti dalla profonda sofferenza che li ha segnati e inaspettatamente dalla musica classica. Il desiderio della giovane Irina, martire di violenze e abusi, di vivere l’esistenza di una comune adolescente si fonderà con la speranza di Philippe di superare il rimorso di aver permesso che la moglie e il figlio, vittime della sua effimera esistenza, morissero. Faranno da cornice ai loro desideri e speranze l’energia della dottoressa Jean La Mot, che considera il suo operato una missione, la determinazione e il coraggio di Etienne, deciso a percorrere la lunga strada che dista dal proprio cuore a quello della ragazza che ama e l’ossessione di Pierre Danton, un efferato criminale, di riavere accanto a sé la sua donna. Ogni parte del progetto è studiata nei minimi dettagli, niente andrà storto o forse niente andrà per il verso giusto…


Estratto:

Era sera quando udì la porta d’ingresso aprirsi, non poteva che essere lui di ritorno dall’ultimo viaggio, le aveva detto che si sarebbe assentato per due soli giorni. Appena Pierre entrò le sorrise. Come sempre quando tornava da un viaggio, lungo o breve che fosse stato, le portava almeno due dozzine di rose rosse. Ma anche questa volta non c’erano solo le rose. “Buona sera Irina, sono tornato!” le disse mentre, chiusa la porta, inseriva il codice numerico nel meccanismo di sicurezza, che da fuori aveva disattivato per entrare. Terminata l’operazione, andò da lei, che intanto si era alzata dal divano su cui da alcune ore stava seduta a leggere un libro. “Queste sono per te e insieme c’è anche questo… mi auguro ti piaccia.” Le porse le rose e contemporaneamente tirò fuori dalla tasca interna del loden una scatola incartata di medie dimensioni. Lei prima prese le rose e, apprezzatone il profumo, le adagiò sul divano accanto al libro che fino al suo arrivo stava leggendo, poi, volgendosi nuovamente verso di lui, guardò il regalo. Era evidente che proveniva da una gioielleria. Lo prese e, consapevole del possibile contenuto, chiese: “Perché?” “Perché ti amo… lo sai” le rispose, accarezzandole affettuosamente i capelli. “Scartalo!” Con imbarazzo Irina tolse la carta, indugiò qualche momento, infine aprì la scatola. Una radiosa luce le illuminò il viso. “Sono… sono diamanti! Varranno una fortuna!” esclamò sorpresa. “Tu sei la mia fortuna, il mio diamante prezioso e inestimabile” le disse continuando ad accarezzarle i capelli. La ragazza arrossì. Lui riprese la scatola, la chiuse e la mise sul divano accanto alle rose. Rivoltosi nuovamente a lei, la attirò a sé, stringendola in un caldo abbraccio. “Mi sei mancata. Ti ho sognata, ti ho desiderata ogni istante. Non facevo che contare le ore che mi separavano da questo momento… e ora è arrivato.” La baciò e lei rispose al bacio. Pierre si arrestò e, staccatosi da lei, la guardò incredulo. “Mi stai baciando?” Lei abbassò il volto, ma lui lo sostenne con entrambe le mani per guardarla negli occhi. “Mi stai baciando… tu mi stai baciando!” Liberato il volto dalle sue mani, Irina indietreggiò, si stava vergognando. Anche lei non comprendeva il perché lo stesse facendo. Dal primo giorno che era stata portata in casa sua, aveva tentato in tutti i modi di allontanarlo e lui riusciva a ottenere attenzioni da lei solo drogandola. Ora invece si stava lasciando baciare e rispondeva con trasporto alle sue effusioni. Qualcosa in lei stava cambiando. Pierre la attirò nuovamente a sé e riprese a baciarla, ma lei lo respinse e lui non insistette. “Ti sono mancato Irina?” le chiese severo. Lei lo guardò smarrita, non sapeva cosa rispondere. Ricordò il giorno precedente quando, per due volte, mentre faceva la doccia, con piacere e desiderio aveva ripensato alle sue intime carezze. “Non importa… non rispondere alla mia inutile domanda!” Era con evidenza seccato. Era quasi un anno che Irina viveva con lui, che lui tentava di conquistarla, ma ogni volta doveva ricorrere alle pasticche per ricevere qualcosa di piacevole da lei. Tolse il loden e lo mise senza cura sul divano, sopra le rose. “Attento, così le rovini!” lo ammonì la ragazza, tentando di recuperare i fiori da sotto il cappotto. “Te ne importa qualcosa? Puoi anche gettarle nella pattumiera, come quello stupido regalo!” Si allontanò e, raggiunte le scale, salì al piano superiore, lasciandola sola nella sala. Irina lo guardò salire e le dispiacque vederlo offeso. Perché le dispiaceva? Era confusa. Cosa le stava accadendo? Perché da qualche giorno avvertiva di sentirsi bene in quella casa? Perché, dal giorno precedente, non vedeva l’ora di rivederlo, di sentire le sue calde mani sul proprio corpo? Forse anche lei lo stava desiderando come lui la desiderava? Decise di raggiungerlo nella stanza da letto dove sicuramente si era ritirato. Salì le scale, percorse il corridoio e si fermò davanti alla porta. Bussò, ma lui non rispose. La aprì e trovò la camera vuota. Sentì il rumore del rubinetto della doccia aperto, Pierre era in bagno. Entrò, si avvicinò a una delle due poltroncine che erano davanti al letto, posto al centro della stanza, si sedette e attese. Finito di fare la doccia, con indosso l’accappatoio Pierre uscì dal bagno. Rimase sorpreso, non credeva di trovarla lì. “Cosa vuoi? Hai bisogno di qualcosa?” Il suo tono era ancora seccato e lei non rispose. Non chiese altro e, senza darle attenzione, tolto l’accappatoio, iniziò a vestirsi. Lei rimase in silenzio a fissare la moquette che copriva il pavimento. “Credo di avere sbagliato” iniziò l’uomo, rompendo il silenzio, mentre si abbottonava la camicia. “Cosa?” chiese Irina, sollevando lo sguardo dalla moquette. “Tutto! Ti ho voluta qui, tutta per me, illudendomi che un giorno mi avresti desiderato, che un giorno mi avresti amato. Ora so che non accadrà mai… sei solo una bambina. Ti restituisco la libertà, puoi andare via, mi sento annoiato dalla tua presenza. Vorrei al mio fianco una donna che mi ami, che attenda impaziente il mio ritorno, che non devo drogare per sentire e farle sentire piacere. Sinceramente sono stanco di provare questo costante tormento, voglio anche io, come te, sentirmi libero. Prepara le tue cose, chiamo qualcuno per farti portare via questa sera stessa, se vuoi, altrimenti domani mattina. Se decidessi di partire domani mattina, questa notte dormirò nell’altra stanza. Goditi questa per l’ultima volta, oppure soffrici ancora, se il dormirci ha rappresentato per te, come credo, solo dolore!” “Io…” La guardò, sperando che dicesse qualcosa per impedirgli di mandarla via, ma lei non aggiunse altro. Terminato di vestirsi, Pierre mise la sua acqua di colonia e uscì dalla stanza. Irina rimase seduta. Dentro di sé avvertiva una tempesta di contraddizioni e di tormenti. Sentiva di non voler andare via, di voler vivere con lui, lì in quella grande casa, ma, al tempo stesso, sapeva che vivere con lui significava continuare a concederglisi ogni volta che lui lo desiderava e, accettarlo, voleva dire che le faceva piacere, che le piaceva come lui la possedeva, come lui la accarezzava, come lui la eccitava e, al solo pensiero, se ne vergognava. Doveva comunque dirglielo, se non voleva essere abbandonata. Si alzò dalla piccola poltrona, andò alla porta e la aprì. Uscita dalla stanza, in fretta percorse il corridoio, scese le scale per raggiungerlo al piano terra, ma Pierre non c’era più, era nuovamente uscito, lo confermava l’assenza del loden sul divano, dove prima lo aveva lasciato. Le rose erano state tolte, le trovò nella pattumiera in cucina. Anche la scatola contenente i diamanti non c’era più, ma non era nella pattumiera, forse l’aveva messa via. Recuperò le rose e le dispose sul tavolo della cucina, poi, preso da un mobile un portafiori in vetro, a una a una le mise dentro, riempiendolo infine di acqua. Con in mano il portafiori pieno di rose tornò nella sala e, dopo averlo posto sul grande tavolo che era al centro, si accomodò sul divano e attese. Pierre si presentò a notte fonda. Appena entrò, rimase sorpreso nel vederla ancora sveglia ad attenderlo e ancor più rimase sorpreso notando le rose nel portafiori. Rimesso in funzione il meccanismo di sicurezza che da fuori aveva disattivato per entrare e tolto il loden che sistemò sull’appendi panni accanto alla porta d’ingresso, le si avvicinò. Non fu gentile. “Hai preparato le tue cose? Hai deciso quando vuoi andartene?” Irina lo guardò negli occhi e, restando seduta, con un filo di voce rispose: “Non vado via.” Non si aspettava quella risposta, per quanto qualche dubbio gli fosse sorto vedendo le rose nel portafiori. Tuttavia proseguì con asprezza. “Non ti voglio più qui! Ti ho detto che voglio una donna da amare e da cui essere amato, una donna che mi desideri… non una ragazzina!” “Voglio restare qui” confermò Irina, continuando a guardarlo negli occhi. Pierre decise di provocarla. “Allora spogliati e fa l’amore con me, ora, qui! Dimmi che mi desideri, che mi pensi ogni istante, che quando ti sono dentro impazzisci di piacere, che vorresti che non finissi mai di starti dentro, che lo faresti ogni volta che ti sono vicino, ogni volta che ti guardo e… dimmi che mi ami!” Imbarazzata, la ragazza volse lo sguardo a terra. Pierre le si avvicinò di più e, afferratala con energia per un braccio, la fece alzare dal divano e la scosse. “Vattene via, vattene, non so più che farmene di te!” “No… non me ne vado!” replicò lei, tornando a guardarlo negli occhi. Tenendola sempre per il braccio, furioso, anche lui la guardò negli occhi e sentì di non riuscire più a dirle di andarsene. Era bella e ne era attratto da morire. La strinse a sé e la baciò con tutta la frustrazione e il tormento che provava, mentre le mani di lei iniziavano timidamente a insinuarsi nella sua maglia e a farsi spazio tra i bottoni della camicia. Sentì che anche Irina in quel momento era attratta da lui, che lo desiderava. Continuando a baciarla, la prese in braccio e la adagiò nuovamente sul divano. Si distese su di lei e, sebbene lo spazio a disposizione fosse poco, iniziò a spogliarla, come lei fece con lui. Era la prima volta che Irina lo baciava, che lo stringeva a sé, che lo desiderava senza essere drogata. Si donò a lui come una vergine al suo primo rapporto e lui fu gentile e delicato come fosse stata per entrambi la prima volta che si univano. Era finalmente sua.



L'autrice:

Sonia Paolini, nata in provincia di Roma, dove vive insieme alla sua famiglia. 
Lavora in un’azienda di Roma e nel tempo libero si diletta nella scrittura. A dicembre 2012 ha pubblicato un romanzo, in versione e-book ‘Sinnerman’, nel 2013 ha pubblicato due racconti, in versione cartacea (‘Nothing Else Matters’ e ‘Sanctae Foedus Amicitiae’,arrivasti finalisti a due concorsi letterari indetti dalla casa editrice. ‘Beethoven’s Silence’, è il suo nuovo romanzo pubblicato a gennaio 2016 dalla casa editrice Lettere Animate.



 

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